Massimo Gramellini by Lultima riga delle favole (2010)

Massimo Gramellini by Lultima riga delle favole (2010)

autore:Lultima riga delle favole (2010) [favole, Lultima riga delle]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


XXVI

Negli anni dell’adolescenza Tomàs era convinto che il contrario della bellezza fosse la bruttezza.

Non si trattava di un pensiero molto originale. Ma la sua idea di bruttezza era abbastanza particolare. Trovava brutti i film e i romanzi che si atteggiavano a capolavori e nei quali non succedeva mai niente. Brutte le poesie senza rime baciate, perché faticava a mandarle a memoria. Brutta la musica che gli altri ascoltavano soltanto per ballare. E brune le ragazze che si discostavano dalla sua idea di perfezione: una frangetta sulla fronte e due labbra perennemente increspate in una smorfia di disgusto. L’infanzia gli aveva scavato un vuoto d’affetto che lo rendeva sensibile solo a chi non avrebbe mai voluto riempirlo, esprimendo questa indisponibilità fin dai lineamenti del viso.

Con l’assolutismo tipico della gioventù si era abituato a considerare la bruttezza un valore non sindacabile. Era bello soltanto ciò che piaceva a lui e ai suoi amici, brutto tutto il resto. Ma di recente aveva cambiato idea. Intorno a sé aveva visto saltare le

barriere del decoro e montare un’ostentazione orgogliosa dell’ignoranza che lo irritava anche più dell’ignoranza stessa.

«A lungo ho pensato che il contrario della bellezza fosse la bruttezza», rispose.

«Adesso sono convinto che sia la volgarità.»

«Togliti quella puzza da sotto il naso», lo canzonò Morena. «Certe persone volgari io le trovo vitali.»

Il responso di Noah giunse inatteso a darle manforte. «Puoi estrarre bellezza anche da qualcosa di brutto o di volgare, ma non tirerai fuori mai nulla di vivo da qualcosa di esangue. Il contrario della bellezza è la mancanza di passione.»

Morena si illuminò.

«Il mio professore cieco sosteneva che ogni capolavoro umano deve la sua immortalità al nucleo di entusiasmo intorno al quale è stato costruito. Altrimenti perché si continuerebbero a leggere poemi scritti in una lingua morta, per esempio l ’Odissea?»

«Per dare lavoro a gente come me?» azzardò Tomàs. «Perché dentro vi scorre ancora la vita. I capolavori sono attraversati da un’energia che anche la mente più semplice riesce a percepire.»

«Ti garantisco che se uno ha il volto regolare, i muscoli guizzanti e molti soldi in tasca può fare tranquillamente a meno della passione.»

«Sbagli, Tomàs. Quante volte ho sentito un uomo accusarmi di averlo respinto perché aveva il naso storto o non poteva permettersi di scarrozzarmi su una fuoriserie. Ma non erano quelli i motivi veri. Ciò che una donna come me trova bello in un maschio è la sua forza vitale: quel misto di fierezza, gentilezza e risolutezza che vi rende affascinanti molto più di un bel naso o di una macchina potente.»

«Per questo vi innamorate dei farabutti?» «Ci innamoriamo di chi emana energia, e di regola i farabutti ne manifestano più dei sensibili. Ma quando i sensibili riescono a esprimere quella che hanno in corpo… il loro fuoco è tale che basta una scintilla a incendiarci tutte.»

«E se i sensibili non sono capaci di tirarla fuori? Si condannano a restare soci del club del Migliore Amico. Sei tanto dolce, ti voglio bene, ma preferirei rimanessimo soltanto amici…»

«Anche tu sei stato iscritto a quel club?» «Da ragazzo ero timido.



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